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Durante il frequente servizio di guardia al deposito di munizioni di Frottmaning, ho pensato spesso a Marc e alla sua arte. (…)

Il mio ardore rassomiglia più a quello dei morti o dei non nati. Non mi meraviglia ch'egli fosse amato di più I suoi nobili sentimenti gli cattivavano l’animo di molti. Marc aveva un carattere marcato, non era una natura apatica. Mi ricordo del suo sorriso quando al mio occhio sfuggivano momenti terreni.

L'arte è una creazione, il suo valore rimane immutato.

Alla mia arte manca forse un appassionato senso di umanità. Io non amo con terrena cordialità né gli animali né alcun altro essere inferiore. Non mi chino sino a loro, né li elevo a me. Mi dissolvo piuttosto prima nel tutto e mi metto poi su un livello di parità col prossimo, con tutto quanto mi circonda di terreno. Possiedo. In me l’idea del terreno cede di fronte all’idea dell'universale. Il mio amore è distaccato e religioso.

Il senso faustiano della vita mi è estraneo. Contemplo il creato da un punto di vista remoto, primigenio, secondo formule preconcette, che abbracciano a un tempo l'uomo, l'animale, la pianta, il minerale, gli elementi, tutte le forze operanti nell’essere. Mille problemi ammutoliscono, come se fossero già risolti. Non c’è per me né verità né errore. Troppe sono le possibilità, soltanto la fede vive in me, creando.

(…)

Arte è sinonimo di creazione. Neanche Dio si è occupato dell’attualità contingente.