632. Giugno 1905. Sono discretamente soddisfatto delle mie incisioni, ma così non può continuare, perché non sono uno specialista. Per ora non voglio lavorare alla rinfusa, ma cercar di procedere con logica. Ho avuto un attimo di speranza quando, giorni fa, incidevo su una lastra di vetro affumicata. Uno scherzo su porcellana me ne ha dato l'idea. Dunque, il mezzo non è più la linea nera, bensì quella bianca. Il fondo non è luce bensì tenebra; che l’energia abbia la facoltà di rischiarare corrisponde infatti alle leggi della natura.

Si tratta certo di un momento di transizione grafico-pittorica. Dipingere non voglio, per modesta prudenza.

Il motto è dunque ora: «Sia fatta la luce.» Così mi avvio lentamente verso il nuovo mondo delle tonalità.