Il Grau-Punkt

Paul Klee, dal quaderno Gestaltunglehre als Begriff 1, pag 1/15 e 1/16, http://www.kleegestaltungslehre.zpk.org/ee/ZPK/BG/2012/01/01/015/ ©Zentrum Paul Klee Bern

Paul Klee, dal quaderno Gestaltunglehre als Begriff 1, pag 1/15 e 1/16
http://www.kleegestaltungslehre.zpk.org/ee/ZPK/BG/2012/01/01/015/ ©Zentrum Paul Klee Bern

Possiamo individuare nel 1908 l’anno in cui Klee arriva a intuire il luogo mentale dal quale generare l’intero suo cosmo formale. Si tratta del Grau–Punkt. Per comprenderlo a fondo, nella sua natura, è necessario seguire le annotazioni riportate nelle sue cronache di quegli anni congiuntamente a quelle che troviamo nel lascito pedagogico e negli scritti teorici.

779.

Novembre. Un certo senso di benessere, forse un po’ illusorio, è innegabile. Lavoro in una bella camera, ben riscaldata. Abbiamo avuto in dono dalla nonna di Lily una grande, lucida chiffonnière stile Impero. I molti cassetti mi consentono di tenere in ordine le cose che mi servono nel lavoro. (...)

Mi sono dato con molto zelo alle incisioni su vetro su superfici assai lisce, semplificando l’esecuzione con lo sgravarmi della zavorra, fino a ridurla al minimo.

Nel 1908 comincia a ridurre gli elementi in gioco a piccoli complessi di energia luminosa, così da poterli controllare più agevolmente. Applica alla figurazione un ulteriore approfondimento. Tratta gli elementi pittorici come scrittura e comincia a definire la loro sintassi. Introduce nell’opera una gerarchia temporale, ma lo fa in modo originale. Descrive fasi temporali che non sono quelle del fenomeno visto dal vero ma quelle della forma colta nel suo farsi.

824.

Pittura a olio 1.

Dipingerò figure dal vero approfondendo, e precisamente in due tempi staccati.

1. Condizione preliminare (tempo imperfetto). Lo spazio, il contesto. Anche a questo stadio bisogna lasciar asciugare. 

2. Subentrare dell’azione (tempo perfetto, passé defini, aoristo): la figura stessa. Nella natura lo sfondo esisteva già quando è subentrato e si è aggiunto il movimento.

Sin dall’inizio si impone nel punto 1 economia, affinché il punto 2 faccia effetto senza forzature.

Il lavoro su vetro è un esercizio sulle tonalità. Le grandezze in gioco sono limitate alle tonalità di grigio, dal nero al bianco.

832.

L’azione sia eccezione e non regola. Il tempo che le corrisponde è il passato remoto, perché essa deve staccarsi dalle circostanze presenti. Se devo esprimere l’azione con tinte chiare, ciò che è attuale deve avere un fondo scuro. Se agisco con tinte cupe, la condizione attuale presuppone il chiaro. L’effetto di azione è maggiore nel caso di forte intensità e breve estensione, cui corrisponda una limitata

intensità e grande estensione della condizione attuale. Non abbandonare mai l’estensione principale della condizione attuale! Però quando la condizione attuale è espressa con una tonalità media è possibile una doppia azione, in senso sia chiaro sia scuro.

In questi esperimenti minimali sul divenire della forma, a partire dalla definizione di piccole quantità di energia luminosa, si nasconde qualcosa di assolutamente fondamentale, determinante per tutta la poetica kleeiana. La forma è generata a partire da un principio che consiste in una condizione dell’essere. Condizione preliminare, la chiama nel frammento 824, condizione attuale nel frammento 832. È una condizione imprescindibile, senza la quale la qualità formale ricercata da Klee non può esistere, ed è una condizione nel quale l’artista si ritrova con tutto se stesso, frutto di una meditazione sedimentatasi nel tempo. Abbiamo già preso in considerazione i momenti iniziatici dove intuisce una relazione possibile tra energia psichica e l’energia semantica insita nella grafica astratta. Ricordate? Nell’ira faccio sbadatamente deviare il tratteggio sul giornale cui è appoggiato il temperino. Allora mi calmo all’istante... È come se avesse scoperto una formula di equivalenza che lega l’energia di cui vive la psiche – la junghiana energia indistinta, quella che anima tutti i livelli della coscienza prima di prendere la forma di una pulsione o di un oggetto simbolico – all’energia insita negli elementi della forma in divenire. Tecnicamente ciò consiste da una parte nel discendere sino alle radici dell’Io e dall’altra nel porsi di fronte a un foglio bianco cominciando con l’essere egli stesso caos e proseguendo secondo i principi di una teoria della figurazione. Questi due principi originari sono luoghi mentali, e nella sua visione vengono a coincidere.

Nel frammento 748 dei Diari descrive il primo di questi due luoghi originari identificandolo come fonte primigenia, luogo dove è la sua cellula primordiale, dove l’essere esiste in forma di energia indistinta prima di assumere qualsiasi forma che si possa distinguere nell’Io, prima di qualsiasi desiderio, prima di qualsiasi pulsione, prima di qualsiasi immagine si possa avere di se stessi.

748.

Un sogno. Ho fatto un volo fino alla mia casa, dove tutto ha avuto inizio per me. Mi son messo a meditare gravemente, mordendomi le dita.

Ho sentito l’odore o il gusto di qualche cosa. Causa l’atmosfera afosa mi sono liquefatto. Ad un tratto ero tutto sciolto, come zucchero nell’acqua.

Anche il cuore era coinvolto nel sogno; da tempo lo sentivo smisuratamente grande, e ora cresceva fino a debordare, ad andare lontano. Ma non provavo alcun senso d’angoscia. È finito in un sito dov’era immune da ogni voluttà.

Se ora si presentasse a me una deputazione e i suoi membri facessero solenni inchini in segno di gratitudine per le mie opere d’artista, la cosa poco mi sorprenderebbe. Poiché io mi sono trovato dov’è la fonte primigenia; lì dov’è la mia cellula primordiale e la mia arte non poteva non essere feconda.

Il secondo principio è descritto invece nel frammento 633, come il luogo dove la forma giace ancora indistinta, dove bianco, nero e colori primari esistono già ma solo in potenza, un punto nel cuore del caos a partire dal quale è possibile la creazione.

633.

Dipingere col bianco corrisponde al modo di dipingere della natura.

Se esco dallo specifico e rigoroso campo grafico dell’energia nera, mi rendo conto di entrare in una vasta zona nella quale, in un primo tempo, avrò difficoltà a orientarmi bene. Incute certo paura questa «Terra incognitam». (...)

È giunto il momento di avanzare.

Comincio logicamente dal caos, com’è naturale. Sono tranquillo perché posso cominciare con l’essere caos io stesso. Quest’è la mano materna della natura. Tuttavia davanti alla tela bianca sto spesso con tremore e titubanza. (...)

È comodo avere il diritto di poter da prima essere caos.

I primi tratti chiari su questo fondo non fanno l’effetto di travolgente veemenza dei tratti neri su fondo bianco. Si può essere più tranquilli. L’oscurità originaria lavora come forza in senso opposto, comincia lì dove la natura ha cessato d’agire. (...)

Forse è prossimo il compenso per tante ore amare.

Nel primo frammento Klee, principe incontestato dei freddi metodi analitici, ci racconta un sogno. È uno di quelli che Jung chiama grandi sogni, i sogni che si fanno specificatamente nell’età di formazione, sogni rivelatori che diventano viatico per una vita intera, organizzando la psiche in forme simboliche chiarificatrici. Un volo, la casa, un inizio, una meditazione. Poi il profumo di qualcosa, e la fusione nel tutto, come zucchero nell’acqua. Il cuore prima debordante e poi lontano, immune da ogni voluttà. Il frammento continua, congiungendo la condizione descritta dal sogno con il principio di qualità della sua arte: essersi trovato dov’è la fonte primigenia. La condizione grazie alla quale la sua arte non poteva non essere feconda, quella dove ci si trova in presenza della sua stessa cellula primordiale, prevede una dissoluzione dell’Io. È una condizione che Klee non potrebbe descrivere a parole nemmeno a se stesso se non venisse in suo aiuto l’inconscio, attraverso un sogno.

Eppure è una condizione precisa. Nel frammento successivo lo mette in chiaro: comincio dall’essere caos io stesso. Entrare nella terra incognitam della figurazione astratta comporta una precedente dissoluzione dell’essere, una perdita di forma, un movimento di decostruzione che prevede di ridiscendere sino alla forma elementare, primordiale, della propria struttura psichica. Compiuto il movimento a ritroso nell’essere si può ricominciare da zero, avendo a disposizione l’energia psichica all’origine, ancora priva di forma. In quello stesso luogo, ed è qui, in questa congiunzione, che si rivela la portata della sua idea, identifica e mette a sua disposizione un secondo luogo mentale, definito grazie alla propria volontà, che si trova all’origine di ogni figurazione. Di ogni forma possibile. Il caos. Attenzione, non intende il caos che identifichiamo come concetto contrario a un cosmo ordinato. Nei suoi appunti sulla Teoria della figurazione come concetto Klee descrive con precisione la gestazione concettuale di quel “punto notevole”. È un punto grigio adimensionale ma è diverso da un punto matematico. È il Grau–Punkt, il Punto–grigio. Se ci sono voluti 10 anni di ricerca per intuirne l’esistenza, avrà bisogno di altri dieci per arrivare alla sua definizione teorica, ma possiamo esaminarla sin da ora. Il suo punto grigio è difficile da definire, lo considera un non-concetto, “Unbegriff”, impossibile da metter sul piatto della bilancia, vuoto qualcosa o possibile nulla, inconsistente ma con qualità precise. A partire da esso esiste in potenza il passaggio dal caos all’ordine. È a partire da esso che la forma può passare dal non essere all’essere. La radice stessa dell’estetica.

Definizione del Grau–Punkt, il Punto–grigio
Teoria della Figurazione come concetto 1/15, Zentrum Paul Klee © Zentrum Paul Klee, Berna

Il simbolo pittorico di questo “non-concetto” è il punto che in realtà non è il punto matematico.

Il vuoto qualcosa o il possibile nulla è una nozione, non riducibile a concetto, di assenza di opposti. Se lo si lascia diventare sensibilmente percepibile (come se si disegnasse una faccina all’interno del caotico), si arriva al concetto di grigio, al punto del destino del diventare e del morire

al Punto–grigio.

Il Grau –Punkt, il punto grigio, è il luogo del Kosmogenetische Moment, il momento cosmogonico, il segno che distingue il gesto creativo che è all’origine della forma in divenire.

Il grigio in caos e cosmo – Teoria della Figurazione come concetto 1/17, Zentrum Paul Klee © Zentrum Paul Klee, Berna

A partire dalla congiunzione della cellula originaria della propria psiche con il Grau–Punkt è possibile ottenere la liberazione dai limiti perché chi vi accede può definire, a partire da essa, un intero progetto poetico, capace di individuare e dare forma a ciò che sino a ora era destinato a rimanere senza un volto nelle profondità dell’Io.
Da tale luogo mentale, evocato da Klee nel suo testo sulle Esperienze esatte nel campo dell’arte, dal nulla assoluto, grigio per definizione, dove gli elementi sussistono indivisi dal loro contrario, l’iniziato dà vita alla creazione separando il bianco dal nero, il caldo dal freddo, il blu dall’arancio… o altrettanti concetti di valore opposto: l’unico dal molteplice, il divino dal diabolico, il bene dal male.

L'iniziato intuisce il punto vitale originario, possiede un paio di viventi atomi e cinque mezzi figurativi viventi, ideali, elementari, e sa, ancora, d'una piccola zona grigia a partire dalla quale è possibile il balzo dal caos nell’ordine.
Egli presente la procreazione: sa abbastanza bene quel che deve essere il suo primo fare, muovere quelle cose al divenire e, lui stesso in movimento, renderle visibili; in esse restano tracce del suo movimento — ed ecco l’incantesimo della vita, e per gli altri l'incantesimo del vissuto.

Indietro
Indietro

Il fantasma della follia

Avanti
Avanti

Linea, superficie e zona mediana