Sera in Egitto

Sera in Egitto 1929, 33 M3 acquerello e matita su carta montata su cartoncino, coll. privata Germania © Kunstsammlung NRW

Sera in Egitto, Abend in Aegypten 1929, 33 M3 acquerello e matita su carta montata su cartoncino
coll. privata Germania © Kunstsammlung NRW

L'arte di Klee rende visibile i paesaggi di uno spazio che non sussiste se non nell’opera. Sono scenari di volta in volta evocati, raggiungibili per un solo istante nel congiungersi di esteriorità e interiorità. Ogni lavoro del maestro è il luogo dove al cospetto dell’Io i frammenti di apparato linguistico da lui approntati danno vita nella materia del quadro a uno degli infiniti possibili riflessi dell’assoluto.
Sera in Egitto, foglio a colori del 1929 che racchiude probabilmente brani delle suggestioni riportate da Klee nel viaggio dell'anno precedente nella Valle dei Re, è un quadro che ci permetterà oggi di darvi un esempio di questo procedimento poetico.

Come ogni opera di Klee questo acquerello è, dal punto di vista tecnico, una variazione. Ogni quadro è un esperimento. Gli elementi grafici che arricchiscono la sua raccolta di strumenti analitici e costruttivi sono orchestrati ogni volta in modo originale e irripetibile dando all’identità stessa del pittore, che in essa si specchia, la sua caratteristica imprendibilità: nell’al di qua non mi si può afferrare…
In particolare quelli che vivificano questa composizione sono normalmente presenti in qualsiasi prospettiva centrale: linee verticali, orizzontali e diagonali. Il senso del loro impiego nella composizione lo ricaviamo abbastanza facilmente, in questo caso, dal corpus teorico kleeiano. Annoiato dalle prospettive egli si orienta in una dimensione più cosmica che terrestre, e in quel contesto nel corso degli anni della sua ricerca ha riorganizzato tali elementi in una personale Teoria Soggettiva dello Spazio. Ecco come si colloca l'elemento dell'orizzontale.

L'orizzontale.jpg

La formulazione è semplice: l'orizzontale significa altezza dell'occhio, e cioè registra la posizione del punto di vista dell'artista nel momento della genesi dell'opera.

Sera in Egitto è interamente percorso da linee orizzontali. Come interpretare tale figura? Ecco che la teoria ci rivela l'origine della sensazione di pace ed equilibrio che questo foglio non manca di donare a chi lo contempli: la notazione delle orizzontali multiple indica che l'Io dell'osservatore è magicamente presente a tutte le altezze del paesaggio. Un numero infinito di sguardi riuniti in un unico sguardo. Come è possibile questo? È possibile perché Klee ha ampliato le proprie percezioni. La sua poetica è organizzata in uno schema percettivo complesso che unisce lo sguardo esteriore sull’oggetto e le dinamiche della grafica pura in un'unica descrizione. Tenendo quindi insieme ciò che è visto e ciò che che vive nella parte più recondita dell'essere. 
Con questo quadro Klee ci offre una composizione che cattura il processo di adesione all'universale, e in questo senso riproduce qualcosa di molto simile a un’estasi mistica.

In più, il cerchietto rosso di Sera in Egitto non è più il simbolo dell'atavico inarrivabile potere assoluto delle deità egiziane. La resistemazione kleeiana colloca in una posizione diversa il centro ponderale del cosmo. Il valore di tale semplice, piccola e spiazzante figura geometrica è annotata nei fogli della teoria come Orizzonte oggettivo

orizzonte ogg e sog.jpg

 I due tratti semicircolari che si stagliano nel cielo di questo acquerello mostrano come lo stesso sole del nordafrica non abbia resistito allo sguardo kleeiano e si sia aperto in due. Perché il centro della composizione non è più determinato otticamente, e non è più collocabile in una realtà fisica. Tanto che, infine, la luce che pervade dal fondo della composizione non è più del colore del tramonto. Nella fusione con il tutto le fasce crepuscolari lilla, indaco e arancio letteralmente si diradano per lasciare prorompere un’alba in giallo e rosa pallido. Fino a raggiungere in alcune bande il bianco dell’incandescenza.
Quando Klee usa il termine magia collegato alla sua poetica si riferisce a fenomeni di questo tipo: trasformare la sera in un mattino presto fatto di radiazione luminosa.


Il nuovo giorno tratteggiato in Sera in Egitto non è più illuminato da un astro ma da ciò che procede da una condizione interiore, un diverso orizzonte oggettivo. Di conseguenza l’orizzonte del paesaggio non è più linea ma figura mentale. La nuova prospettiva non ricostruisce uno spazio ma una dimensione esistenziale. Si rispecchia nell'infinito e non ha coordinate spaziali. Ed è importante sottolineare il senso profondo di questo accadimento: la pittura di Klee è abbandonata al suo destino dal suo autore non appena terminata. Essenziale è l’opera in divenire, non l’opera in essere. Il foglio è testimonianza di una dinamica, che ha visto coesistere essere e mondo materiale. Egli però non è più qui. Noi, che la contempliamo, restiamo davanti all’opera in essere. Il rito immediatamente successivo della firma, titolazione e iscrizione nell’Oevrekatalog dell’opera segna il momento nel quale Klee torna a essere inafferrabile. Io non sono qui, ardo presso i morti. Irraggiungibile, tra l’altro, da qualsiasi tentativo di apologia, come recentemente mi è stato ricordato.

L'essenza del nuovo centro attorno al quale disporre un intero universo culturale deluderebbe molti nostalgici delle sistemazioni assolute. È un piccolo cerchio, gelosamente preservato nel profondo del cuore, orizzonte oggettivo dello spazio interiore. Non più possente, anzi fragile, impalpabile, che vive della dedizione di Klee stesso. 
Ecco come la teoria kleeiana ha congiunto la pianura egiziana con uno sguardo interiore illuminato. Ci accoglie in un paesaggio mentale, dove l'orizzontale non è più orizzonte ma comunione con il tutto. E il rosso sole del tramonto non è più astro ma un nuovo orizzonte oggettivo. Di questi paesaggi si gode nella patria interiore di Klee.

 


 
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