Dal balcone

Klee, Dal balcone, Belebter Platz vom Balcon

Dal balcone, Belebter Platz vom Balcon aus 1908 56 28,5 x 22,4
acquerello su vetro, collezione privata, Svizzera © Zentrum Paul Klee, Bern, Image archive

Marzo. Disegno sul vetro 1908/56 “Il balcone”. Questo mese ho dovuto di nuovo, per alcuni giorni, fare da bambinaia, perché una sfacciatella ci aveva abbandonati di punto in bianco. Perciò sono stato costretto a rinunciare un po’ al mio nulla dies sine linea. Ma la cosa ha favorito l’esecuzione di un lavoro che è riuscito bene e rivela una particolare freschezza di forma. Il quadro mi si era offerto dal vero alcuni giorni prima, dal balcone della cucina, l’unico modo di uscire di casa. Ho potuto liberarmi così da tutto il casuale di questo pezzo di «natura», sia nel disegno che nella tonalità, e ho reso soltanto il “tipico” in ben meditata genesi formale. Mi domando se sono ormai proprio fuori dal groviglio. Dunque una prospettiva dal balcone della cucina, con un terreno incolto e la Hohenzollernstrasse.

Il quadro che si presenta a un recluso, in varie direzioni.

Dagli Appunti autobiografici pubblicati da Felix sappiamo che Klee attribuisce un’importanza fondamentale a questo lavoro su vetro. Vi annota questo: sguardo dal balcone della cucina nella Hohenzollernstrasse, bianco e nero su vetro. Documento importantissimo per la liberazione dai limiti. Come mai considera questo quadretto su vetro un documento importantissimo? E in cosa consiste la liberazione che vi vede? Per comprenderlo dobbiamo fare qualche passo nella teoria kleeiana della figurazione. Si tratta di ripercorrere i passaggi che lo portano all’identificazione del nucleo fondativo della sua poetica. Questo quadro è il documento che registra un’innovazione radicale nel campo della rappresentazione. Si passa dalla costruzione prospettica all’esplorazione di una nuova realtà: lo spazio dello sguardo interiore, ricostruito secondo le leggi della notazione scura dell’energia luminosa.

La sua è una visione costruita pazientemente un esperimento dopo l’altro, controllata. Possiamo seguire i passaggi che portano a essa, sono tutti registrati nei Diari. Ma per prima cosa, osservatela. Fatela vostra, guardatela come se foste di fronte a un paesaggio. Immaginate di essere di fronte a un pezzo di «natura», come dice lui. In primo piano un parapetto in ferro, rapresentato in prospettiva. Oltre il balcone tutto cambia. Concentratevi sullo sfondo. L’immagine è fatta di energia. Se ne avverte quasi il suono, come di una vibrazione di fondo. In quei pochi giorni nei quali è costretto in casa lo sguardo che aveva registrato dal balcone viene riconsiderato, cambiando direzione. Ora la sua percezione si dispone in verticale, andando ad attingere la stessa figura come riformatasi nel profondo di se stesso. La zavorra legata alla percezione ottica e al fango del mondo delle apparenze si separa dalla figura.

779.

Novembre. Un certo senso di benessere, forse un po’ illusorio, è innegabile. Lavoro in una bella camera, ben riscaldata. Abbiamo avuto in dono dalla nonna di Lily una grande, lucida chiffonnière stile Impero. I molti cassetti mi consentono di tenere in ordine le cose che mi servono nel lavoro. (...)

Mi sono dato con molto zelo alle incisioni su vetro su superfici assai lisce, semplificando l’esecuzione con lo sgravarmi della zavorra, fino a ridurla al minimo.

Riduce gli elementi in gioco a piccoli complessi di energia luminosa, così da poterli controllare più agevolmente. Applica alla figurazione un ulteriore approfondimento. Tratta gli elementi pittorici come scrittura e comincia a definire la loro sintassi. Introduce nell’opera una gerarchia temporale, ma lo fa in modo originale. Descrive fasi temporali che non sono quelle del fenomeno visto dal vero ma quelle della forma colta nel suo farsi.È come se avesse scoperto una formula di equivalenza che lega l’energia di cui vive la psiche – la junghiana energia indistinta, quella che anima tutti i livelli della coscienza prima di prendere la forma di una pulsione o di un oggetto simbolico – all’energia insita negli elementi della forma in divenire. Tecnicamente ciò consiste da una parte nel discendere sino alle radici dell’Io e dall’altra nel porsi di fronte a un foglio bianco cominciando con l’essere egli stesso caos e proseguendo secondo i principi di una teoria della figurazione. Questi due principi originari sono luoghi mentali, e nella sua visione vengono a coincidere.

Nel frammento 748 dei Diari descrive il primo di questi due luoghi originari identificandolo come fonte primigenia, luogo dove è la sua cellula primordiale, dove l’essere esiste in forma di energia indistinta prima di assumere qualsiasi forma che si possa distinguere nell’Io, prima di qualsiasi desiderio, prima di qualsiasi pulsione, prima di qualsiasi immagine si possa avere di se stessi.

Il secondo principio è descritto invece nel frammento 633, come il luogo dove la forma giace ancora indistinta, dove bianco, nero e colori primari esistono già ma solo in potenza, un punto nel cuore del caos a partire dal quale è possibile la creazione.

Compiuto il movimento a ritroso nell’essere si può ricominciare da zero, avendo a disposizione l’energia psichica all’origine, ancora priva di forma. In quello stesso luogo, ed è qui, in questa congiunzione, che si rivela la portata della sua idea, identifica e mette a sua disposizione un secondo luogo mentale, definito grazie alla propria volontà, che si trova all’origine di ogni figurazione. Di ogni forma possibile. È un punto grigio adimensionale, il Grau–Punkt, il Punto–grigio. Alla pagina corrispondente troverete tutti i passaggi che portano Klee alla sua definizione.

È l’individuazione di quella piccola zona grigia, dove Io e figurazione vibrano all’unisono mentre ancora non sono altro che energia indistinta, prima di prendere qualsiasi forma, che rende lo sguardo dal balcone della cucina, un documento importantissimo per la liberazione dai limiti. Il balcone resta luogo di reclusione, umano carcere, vincolo materiale. Caso pressoché unico, la firma è impressa su di esso per esteso, «Paul Klee 1908», come farebbe un carcerato sulle pareti della cella.

106.

La mia esistenza è simile a quella delle piante; vivo come i fiori imprigionati dietro le cancellate del castello di Oberhofen. Sono un animale in gabbia, poiché vincoli materiali e spirituali sono tutt’uno.

I vincoli materialiali restano impossibili da superare, Dal balcone è ancora il quadro che si presenta a un recluso, in varie direzioni, ma i progressi compiuti nei mezzi rappresentativi tecnici permettono invece a Klee di fare un decisivo passo avanti nella direzione del superamento dei vincoli spirituali. Ora il suo campo d’azione può sporgersi molto al di là del parapetto in ferro. Lo sguardo che attiene al suo corpo fisico resta quello di un recluso, ma grazie alla congiunzione di tecnica pittorica ed esperienze da iniziato la sua visione del mondo va ora al di là dei limiti imposti. In questo senso Dal balcone è in tutto e per tutto un pezzo di Hinterglasmalerei. Ma non è un San Martino, un’immagine della Vergine o i frutti di una stagione dell’anno a prendere il centro della scena. È una tonalità di grigio. Un vasto campo grigio, un terreno incolto, reso con una tonalità di grigio media. È un elemento grafico puro che viene a promettere al prigioniero Paul Klee un destino di liberazione.

Dal balcone rappresenta l’avvento di un nuovo spazio di riferimento, per l’essere, con una geografia nuova da esplorare e una nuova imago corporis da definire. La figurazione prende forma dal caos identificando rapporti tra diverse quantità di energia luminosa. Ma le grandezze energetiche di cui è composta l’opera sono quelle della sua stessa energia psichica. La figurazione comincia dal gesto con il quale si fa egli stesso caos. La formula per la figurazione muove le cose al divenire a partire dal Grau–Punkt, e le rende visibili, ma prevede che sia lui stesso nel movimento. All’origine del gesto creativo si instaura una simmetria fra l’essere e l’opera. Nella sostanza della sua arte Io e visione del mondo vengono a coincidere. Ecco che avere identificato una strumentazione tecnica efficace per sondare la psiche gli apre davanti un campo di esistenza nuovo, direttamente esperibile, dove compiere esperienze esatte in termini grafici sulle sue stesse qualità interiori. Aristotele – psiche è insondabile – è superato. Le leggi secondo le quali Klee lavora riguardano tanto il piano del foglio quanto l’essere. Psiche e figurazione sono diventati omologhi, ciò che accadrà nell’uno accadrà anche nell’altra.

Da qui in poi comincia un percorso nuovo, fatto di infinite articolazioni possibili, dove l’essere può trovare il modo di pensare e fare consistere se stesso in forme sempre più vicino all’assoluto. Klee può anche tornare a essere illustratore di idee. Il lavoro sulle forme della prospettiva porteranno alla Teoria soggettiva dello spazio. La meditazione sul colore porterà al Canone della totalità cromatica. Verranno gli sviluppi delle sue Telearmi, forme simboliche per gettare gli strumenti di conoscenza dell’Io oltre i confini dell’esperienza ottica dei fenomeni, dallo studio delle spirali centrifughe alle costruzioni analitiche dello spazio del quadro, per catturare piccole quantità di infinito e incastonarle nelle composizioni. Per avvicinarsi, sempre un po’ di più, al cuore della creazione.

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