Pianista in miseria, foglio umoristico, caricatura della nuova musica

Pianista in miseria, foglio umoristico, caricatura della nuova musica, 1909 1Penna e acquerello su carta montata su cartoncino, coll. privata, Svizzera ©Peter Lauri Bern

Pianista in miseria, foglio umoristico, caricatura della nuova musica
Der Pianist in Not, Witzblatt, Karikatur auf die moderne Musik,
1909 1
Penna e acquerello su carta montata su cartoncino, coll. privata, Svizzera © Peter Lauri Bern

Pittore e pianista vivono per Klee in stretta analogia. Il pianista è una figura metalogica efficace nel rappresentarsi mentre è impegnato nel gesto del dipingere, tanto da farcela incontrare di frequente nel corso della lunga biopittografia di cui consiste il suo lavoro, riaffiorando con costanza sino agli ultimi anni. Il pittore opera di fronte alle scodelline dei colori e l’altro di fronte alla tastiera. Notazione musicale e segno grafico vengono assunti come elementi almeno in parte assimilabili.

873.

Marzo. Ancora una scoperta rivoluzionaria: più importante della natura e dello studio è la disposizione razionale del contenuto della cassetta dei colori. Un giorno dovrò dare libero corso all’immaginazione sulla tastiera di colori allineati l’uno accanto all’altro nelle scodelline.

Nel titolo che Klee appone al Pianista in miseria una musica moderna è già data come esistente, il bambino nella totalità del mondo del 1906 ha fatto passi avanti. La scuola dei vecchi maestri è certamente superata.

670.

Luglio. L’oggetto in sé è di certo inesistente. È la sensazione dell’oggetto che passa in prima linea.

Il prevalere di sensazioni erotiche non è soltanto una caratteristica dei francesi, bensì una preferenza di oggetti che favoriscono in modo particolare la sensazione.

La forma esteriore diventa così particolarmente variabile e si muove su tutta la scala dei temperamenti; con la mobilità di una lancetta indicatrice, si potrebbe dire in questo caso.

Corrispondentemente variano i mezzi rappresentativi tecnici.

La scuola dei vecchi maestri è certamente superata.

Klee ha ribaltato la direzione della prospettiva del mondo. Ora crea a partire dal Grau–Punkt. L’oggetto, che da millenni l’uomo ha cercato di descrivere da quando le tecniche per la rappresentazione sono state ideate, ora non esiste più. È la sensazione dell’oggetto che ora viene prima di tutto. Nel profondo, nella congiunzione che abbiamo descritto dove sguardo interiore e principi della figurazione si uniscono, la sostanza del mondo appare in forma liquida, diventa particolarmente variabile. Come tra le mani di un mago gli oggetti non sono più ciò che sono ma vivono di una realtà diversa, quella vissuta da chi li sceglie come materia per la creazione. Nel suo processo di trasformazione in puro strumento – e distante da qualsiasi pathos – il mondo diventa uno specchio nel quale un Io integrale trova costantemente la propria immagine riflessa.

605.

(...) Certamente nei momenti produttivi ho il gran vantaggio di conservare una calma assoluta, di essere tutto me stesso, non un io occasionale, bensì un io integrale, puro strumento. Un io soggetto a convulse alterazioni pregiudica lo stile e finisce col dover uscire dal proprio ambito, in ossequio al convenzionalismo della moda.

«Buon giorno, signor io, che cravatta ha scelto oggi?» si è tavolta tentati di dire a una delle nostre «opere d’arte».

Sono dunque ben corazzato per affrontare la mia futura attività.

Se non interviene qualcosa di nuovo non avrò altro da dire. Rompo col passato in segno di presagio.

I piedi, disumani, sono imprigionati in un sistema a due tiranti dove muoverne uno significa sentire tirare l’altro. Il mondo si Klee si prepara a prendere la forma del proprio stile, con la mobilità di una lancetta indicatrice, collegata indissolubilmente con uno strumento che incarna con tutto se stesso. Gli anni dal 1906 al 1908 sono stati ricchi di rivelazioni sul piano del linguaggio, il pianista è ben corazzato, forte della nuova strumentazione tecnica acquisita. Però è finito in miseria. Ora è nuovamente in una condizione critica. Alle sue spalle non c’è più nulla, ha lasciato la terra coperta dal fango delle apparenze, ciò che lo circonda continua a perdere valore, anzi, è in sé di certo inesistente. Che destino attende il Pianista in miseria?

Questo foglio a colori apre la stagione pittorica del 1909. Il tono satirico con il quale vi si esprime è una chiave espressiva che gli è molto cara. La satira è, per lui, maestro nel variare tra decine di toni di registro nei suoi lavori, un artifizio retorico che tende ad un fine elevato, perché descrive la distanza tra il soggetto e la sua possibile rigenerazione, adatto quindi a trasformare i limiti contingenti dell’opera in materiale poetico. Ha raggiunto la consapevolezza iniziatica del Punto–grigio ma questo lo ha spogliato di tutto: in segno di presagio ha rotto col passato. L’essere è alla ricerca di un nuovo statuto e di un cosmo dove esistere. La ricostruzione dell’Io, nelle sue profondità, al di là del visibile, è solo all’inizio. Senza un’autentica rigenerazione di se stesso e di un nuovo universo culturale e spirituale di riferimento dove potersi orientare tutto ciò che produce è destinato a finire in un vaso da notte.

845. (ultimo frammento del 1908, N.d.r.)

La forma è d’interesse predominante. Ad essa l’artista volge soprattutto la sua attenzione. Nel suo mestiere è sempre in prima linea. Sarebbe però errato concludere che gli altri contenuti inclusi siano d’importanza secondaria.

Adottato il linguaggio astratto e venendo ora ad approfondirne la natura Klee riflette sugli altri contenuti che sono inclusi nelle problematiche legate alla forma. Cosa resta da collocare sul proprio spartito al pianista che ha fatto intorno a sé il vuoto? Se non interviene qualcosa di nuovo non avrò altro da dire. Per ora, come si vede, vi regna un’abbondanza di notazioni incapace di darsi ordine, se non schizzando verso note acute per poi ridiscendere miseramente, mero anelito senza costrutto. Si ripresenta il problema di sovrapartitura che lo assilla da anni.

330.

Vita breve /amaro anelito /molto dispiacere / dover dipingere / svergognato / amareggiato

natura gigante/ sovrapartitura/ sul seggiolino davanti al pianoforte / scuotere le chiome.

Il pianista si affanna scuotendo le chiome sul seggiolino davanti al pianoforte, alle prese con la composizione del progetto creativo, che rimane ancora solo amaro anelito. Delle chiome è rimasto ben poco. Sono anni in cui Klee continua a distruggere, più che costruire. Più volte era ripartito da zero per approdare all’unica strada possibile, risalendo alle radici del suo minuscolo Io come autodidatta, un modesto e ignorante apprendista che impara da solo.

430.

Il pensiero di dover vivere in un’epoca di epigoni mi è quasi insopportabile.

In Italia mi vi ero rassegnato. Adesso cerco, in pratica, di prescindere da tutto questo e di costruire da modesto autodidatta, senza guardarmi attorno.

Presentemente tre sono i punti: l’arte antica greco–romana (phisis) con una concezione obiettiva orientata verso il di qua e la gravità architettonica;

il cristianesimo (psiche), di concezione soggettiva, orientata verso la trascendenza e la musicalità.

Il terzo è che sono un modesto e ignorante apprendista che impara da solo, un minuscolo Io.

Dopo la demolizione tre punti, tre elementi resistenti, o risparmiati, alla demolizione, incassano il riconoscimento di Klee. Ha davanti un tempo pieno di promesse, al quale si rivolge in senso di presagio, ma la terra incognitam che esplora è ancora la campagna rasa evocata da Piranesi nel suo Parere sull’architettura. Se non interviene qualcosa di nuovo continuerà a muoversi nel nulla, circondato dalle macerie lasciate dalla catastrofe dei linguaggi artistici condivisi. Non ricomincia da un vuoto di conoscenza e mitologico assoluto: tre elementi sopravvivono alla distruzione seguita alla guerra che da molto tempo ha in lui. Tre sono i punti che già sono sulla carta prima che il suo disegno cominci, ne sono alla radice e per sempre determineranno la venatura specifica di tutto il suo lavoro. Il cristallo di segni della sua creazione nasce comunque da un orientamento, un materiale, un’attitudine che ne determina inevitabilmente la fisiognomica, la caratteristica, la qualità.

Klee cresce in ambiente cristiano protestante. Per quanto abbia sviluppato un attitudine conflittuale con il creatore, non si allontana che soggettivamente dalle figure cardine della cristianità. Innesta la propria costruzione mitologica su quella della religione assimilata da bambino. La sua è una religiosità viva, la sua costruzione poetica è impensabile senza una fede, anche concependola in ribellione con le forme nelle quali gli è stata trasmessa. Ma gli oggetti del suo culto hanno fondamento laico: ha fede nel suo processo creativo e in ciò che viene rivelato attraverso di esso. Ciò che di trascendente prende corpo nella sua opera non ha traccia metafisica ma nasce sulla base di esperienze dirette, seppure compiute nelle intangibili profondità della psiche. Nel vuoto dove Klee viene ora a trovarsi la figura dell’angelo messaggero, del sacrificio del Cristo, del profeta, della croce, verranno rievocate. Ma solo al cospetto di una loro necessità, di fronte a ciò che non è altrimenti raffigurabile, non descrivibile con parole ma effettivamente vissuto nell’esperienza poetica. La natura di queste figure è talmente poco tracciabile che al comparire nella sua opera, ad esempio, delle prime figure angeliche, nel 1913 e nel 1915, nulla su di esse viene scritto nei Diari, che pure restano una cronaca infallibile di tutto il suo operato sino al 1918.

Ebbene, qualcosa di nuovo dovrà intervenire. La discesa sino alla cellula originaria compiuta nell’essere ha lasciato il Pianista nella miseria assoluta. In una poesia del 1914, Miseria, descriverà con precisione la condizione di non–nato sino alla quale è ridisceso. Ed è una descrizione fatta ancora soprattutto per difetto.

Paese senza limiti, / un nuovo paese, / senza il respiro / del ricordo, / con il fumo

d’un ignoto focolare. / Sfrenatamente! / dove non mi portò / nessun seno materno.

Nella condizione descritta gli elementi non definiti per assenza ma per presenza sono tre. Il nuovo paese, senza limiti ma ancora tutto da conoscere. Un ignoto focolare: l’energia semantica insita in potenza nel Grau–punkt. In ultimo: la direzione in cui lo porta la sua energia psichica, resa dall’avverbio sfrenatamente! ( Zügellos! ). Comincia il lavoro per incanalare quell’energia in nuove figure capaci di dare un senso e un orientamento alla sua ancor fragile identità poetica che è priva di tutto, vista la sua natura originaria e primordiale. Esplorando il nuovo territorio mentale certi segni, appartenenti a quel passato con il quale ha chiuso i conti, resistono. Non scompaiono ma vengono rigenerati. Nella terra della figurazione astratta “croce”, “angelo”, “Cristo”, come anche “La colonna del cielo”, simbolo principe della cultura sacra sassone pre cristiana, subiranno lo stesso destino dell’essere: annullati e poi ricomposti. Li incontrerà nuovamente e imprevedibilmente, nel processo di rigenerazione del suo cosmo formale, contemplati in sistemazioni diverse dalle originarie. Alle stesse figure verrà dato nuovo senso in occasione di nuove relazioni dialettiche con essi. Verranno rievocate in virtù della loro necessità, dando forma sensibile al destino di Klee, venendo in suo aiuto quando l’esplorazione del nuovo paese – ora senza limiti – incontri i suoi confini, rivelando all’artista creatore la forma della costellazione sotto alla quale il suo cosmo si dispone. Un nuovo cosmo di riferimento di cui fa ancora difetto, all’inizio del 1909, il Pianista in miseria.


Nel 1919, tra dieci anni, Klee raffigurerà nuovamente l'artista al lavoro, oggi incarnatosi nella tragicomica figura del Pianista in miseria.
Vi presenterò questa evoluzione nel prossimo post.

Indietro
Indietro

Cantante al piano

Avanti
Avanti

Opera postuma