La morte per un ideale

Morte per un ideale, 1915 1, litografia in edizione di 12 esemplari © Paul Klee Stiftung Photo Peter Lauri

Morte per un ideale, 1915 1, litografia in edizione di 12 esemplari © Paul Klee Stiftung Photo Peter Lauri

Ecco una seconda figurazione dedicata da Klee alla propria rigenerazione poetica. La morte per un ideale (1915 1) è il titolo della litografia in 12 esemplari che apre l’anno 1915 dell’Oevrekatalog. Il 1914 ha visto concludere, nel viaggio iniziatico in Tunisia, la formazione della nuova identità di artista astratto e il 1915 comincia nei Diari con alcuni dei più importanti frammenti con i quali il maestro descrive il suo nuovo statuto poetico ed esistenziale. Simmetricamente alla prima opera anche il primo e il secondo frammento annotati quell’anno celebrano l’abbandono definitivo di una parte di sé ormai dismessa e l’accesso a una nuova dimensione.

1915. Il mio cuore, che batteva per questo mondo, è come colpito a morte; come se alle cose di quaggiù mi legassero soltanto ricordi... Potrà ora restare cristallina la mia anima? (…)
Diari, n. 950

Si abbandona questa zona e in compenso si va in una di là, dove ogni anelito può essere soddisfatto.
Astrazione.
Il freddo romanticismo di questo stile senza pathos è inaudito.
Quanto più è spaventoso questo mondo, come oggi, tanto più astratta è l'arte, mentre un mondo felice produce un'arte dell’al di qua.

Oggi è il passaggio dall’ieri. Nel grande serbatoio delle forme giacciono macerie a cui in parte teniamo ancora. Esse offrono la materia all’astrazione.
Un campo di falsi valori per farne cristalli impuri.
Così stanno oggi le cose.

Ma poi: una volta la drusa ha sanguinato. Credevo di morire, tutt’intorno guerra e morte. Ma posso morire, io, un cristallo?
Diari, n. 951

Muori cuore, addio pathos che già mi hai reso note le sofferenze dell’inferno. Benvenuto cristallo. Per sempre sposata la causa dell’arte dell’al di là, rigettato l’orrore che ci fa pensare a Joseph Conrad e Francis Ford Coppola, Paul Klee rinasce in quel luogo oltre il tempo e lo spazio noto all’iniziato dove oggi è il passaggio dall’ieri, nel presente infinito dove la forma diviene, ove si accede dopo essersi tramutati in certe forme cristalline che, in fondo, una lava patetica non può alterare.


In Morte per un ideale il corpo esanime è questa volta origine della materia stessa della creazione. Come in una reazione alchemica la conversione in energia luminosa che avviene nello spirito dell’artista tramuta le spoglie mortali in una moltitudine di tratti scuri. La massa di luce nera prodotta in questo processo si accumula in modo caotico e viene poi organizzata in un progetto unitario. Lo spazio intorno diventa fertile e vi prendono vita piccole piante e alberi elementari, le figure semplici che sono per l’artista i precursori della proliferazione creativa. Una delicata architettura di segni si eleva e prende forma, una città promessa che si erge come fosse una nuova Gerusalemme. 

Con l’edizione litografica di Morte per un ideale Klee rappresenta la destinazione finale dell’Io, sacrificato all'ideale di qualità della propria opera che ora si eleva in forma di costruzione aerea, cristallina, dove la trasparenza è invocazione del carattere spirituale della figurazione.

Napoli, 1902. L'acquario è molto interessante. Un'angelica bestiola gelatinosa (spirituale nella sua trasparenza) nuotava senza sosta sulla schiena, traendo con sé una piccola banderuola. Il fantasma di una nave colata a picco.
Diari, n. 390

L'equilibrio logico e formale del disegno si basa sul rapporto tra l'accumulo di energia nera offerto dal corpo esangue contrapposto alla costruzione in elevazione. Si ripresenta una equivalenza poetica già trattata dal maestro, dove energia luminosa scura e chiarificazione hanno reciproca funzionalità. Una relazione dalle qualità formali e narrative specifiche già annotata nei Diari.


La luce vista dal disegnatore. (...) Ora tento di rendere la luce semplicemente quale espressione di energia. A questo devo pervenire anche se tratto l'energia in nero su fondo bianco. (...) si nota sempre l'elemento di minor rilievo; si abbia presente, in proposito, l'applicazione di un po’ di luce, essenziale, con qualche linea su fondo bianco. Accumulare tratti decisi in gran quantità su quel po’ di luce sarebbe in realtà la negativa.
Diari, n. 885

Nel soppesare il bilanciamento tra bianco e nero Klee ricompone un contrasto dialettico che ha esaminato nell’Io e lo riproduce nel dar vita al quadro, in una formulazione fondata quindi in termini energetici quanto umanistici. L’artista non descrive infatti una corrispondenza meccanicamente algebrica – dove per intenderci una forma nera andrebbe a compensarne un’altra bianca di uguale grandezza – ma annota piuttosto un risultato che riguarda la qualità della figurazione, con modalità di corrispondenze riscontrate dal pittore nella loro specificità.
La concentrazione di tratti neri ha quale controparte energetica un ordinata crescita di segni rarefatta su fondo bianco, non la sua negativa fotografica. La morte per un ideale celebra un connubio che Klee osserva come risultato, né felice né oscuro ma semplicemente esatto: la simmetria tra diagramma esistenziale e diagramma tecnico del quadro. 

Il primo epitaffio di sé stesso, con il quale prende congedo dalla parte di sé vittima del pathos, Klee lo trascrive già nel 1901, mentre si reca a Roma per il primo dei suoi viaggi di studio, verso l’arte classica ma anche verso il sud. 


Come un sogno Genova sprofonda nel mare. Sono morto per questo mondo, dileguato con l'ultima luce? Oh, fosse così! Sarebbe possibile?
Diari
, n. 283


Nel frammento contempla la città dal ponte del piroscafo, allontanandosene mentre cala la notte. Tornando indietro di qualche pagina capiremmo da cosa Klee si stia separando. La descrizione del porto di Genova che troviamo nei Diari è una delle pagine umanamente più toccanti lasciataci dal maestro. Klee ha amato l’umanità che descrive ma allo stesso tempo sta scavando tra lui ed essa una distanza infinita. Il senso dell’umano gli è estraneo non perché non gli appartenga ma perché questo non è funzionale al raggiungimento dello status qualitativo che ambisce per la sua arte, in stretta relazione con l’assoluto. In Klee non troverete nessuno slancio eroico finalizzato a surclassare l’uomo. Troverete piuttosto pietas verso la vicenda umana, la propria e quella dei suoi simili, e, mai sopprimibile, la più profonda ironia, anche nei confronti del suo più ambizioso progetto. Progetto al quale tutto va sacrificato, anche a costo di commettere un vero e proprio Assassinio. Di tale gesto efferato il maestro ha lasciato una dettagliata narrazione. Vediamola insieme.

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