AAA = cantante

AAA = cantante, 1919 20, ( AAA = Sänger ) penna su carta montata su cartoncino, Marion Koogler McNay Art Museum San Antonio, Mary and Sylvan Lang Collection © Art Museum San Antonio

AAA = cantante, 1919 20, ( AAA = Sänger ) penna su carta montata su cartoncino
Marion Koogler McNay Art Museum San Antonio, Mary and Sylvan Lang Collection © Art Museum San Antonio

Vi propongo oggi un piccolo disegno di grande interesse. Ha un titolo singolare: AAA = cantante. È nuovo elemento da inserire nella serie kleeiana delle rappresentazioni dell’artista astratto in forma di pianista. Si colloca tra Pianista in miseria e Cantante al piano, e con tutta probabilità, visto anno, soggetto e numero d’Oevrekatalog, rappresenta la prima individuazione del tema che troverà pieno svolgimento in quest’ultimo.
Vi troviamo rappresentato un cantante seduto di fronte ad una tastiera. Il suo capo picchia contro un limite superiore non valicabile. In quel contesto pare emettere un suono, un vocalizzo: AAA. È un suono semplice, elementare, simile a un grido: forse una pura emissione di segno.

Le lettere dell’alfabeto hanno una caratteristica emblematica: sono segni che non hanno qualità alcuna se considerate graficamente e che hanno valore solo in quanto legate ad un referente fonetico e nella scrittura. Klee coglie la capacità espressiva di questa dinamica per ribaltarla. La lettera dell’alfabeto “A” muta in questo contesto la sua natura. Da cifra diventa oggetto, perde contatto dal suono che esprime per diventare pittogramma, segno muto senza referente alcuno, creazione certa ma senza scopo. Il nuovo genere di segno emesso dall’artista astratto è simbolo di emancipazione dalla schiavitù di un linguaggio limitato alla rappresentazione. Il segno diventa materia per la creazione. “A” non è più “A” ma creazione di significato. Comincia qui la ricerca sull’assimilazione dei diversi linguaggi nell’unica sostanza dell’emissione di luce che animerà gli anni del Bauhaus.

Succede anche qualcos’altro. Questo pianista, a differenza del Pianista in miseria che era seduto su un vaso da notte come un bimbo che non la fà, pare essere riuscito a combinare qualcosa, pare essere riuscito a svolgere una funzione. Fisiologica, forse, ma non corporale: riflettiamo sul titolo. AAA = cantante. Il suono AAA, l’emissione di segno, il compimento dell’opera quindi, equivale al cantante, all’artista stesso. Così indica il titolo.
Cosa esce dal fondo dell’artista? Materia escrementizia? Eppure il titolo afferma tutt’altro. Dice che l’opera, la creazione, corrisponde alla nuova identità dell’artista. Per superare il limite enfaticamente evidenziato dalla linea orizzontale che imprigiona la figura è necessario un ribaltamento di prospettive. Giriamo il disegno.

AAA = cantante, ruotato di 180°

AAA = cantante, ruotato di 180°

Questo è il potere dell’arte come dichiarato da Klee: rendere visibile. Ciò che era sinora sotto i nostri occhi passa in secondo piano, e in primo piano balza tutt’altro. Se dopo averlo ribaltato coprite la parte inferiore del disegno, che prima sembrava il soggetto del quadro, vi apparirà una nuova figura, completamente astratta ma ancora chiaramente antropomorfa, con testa e braccia, un nuovo personaggio immerso in un diverso paesaggio, una natura popolata da uccelli acquatici, curiose entità ed espressioni grafiche. Ribaltando il disegno veniamo al cospetto di un alter ego astratto, etereo, congiunto formalmente alla sua controparte materiale come in una carta da gioco.

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L’artista mentre crea riappare trasfigurato in un contesto che è invertito di 180° rispetto alla statica terrestre, dove le cose cadono verso il soffitto. Questa sorprendente caratteristica statica è la cifra distintiva kleeiana degli accadimenti che occorrono in una dimensione squisitamente spirituale, dove la teoria va a gambe all’aria. Un’inversione dimensionale che è uno strumento analitico creativo.

Abbiamo bisogno di qualcosa di funzionale e strumentale. Il che significa lavorare sulla scorta di una legge non per fornire dimostrazioni alla legge, bensì per plasmare liberamente una figura, in base alla legge stessa. Discostandosi dal terreno razionale, si rovescia la teoria a gambe all'aria. Il nostro allontanarci dalla norma dev'essere, per così dire, morale. Tacito rispetto dell'armonia, attenta, sensibile divisione dello spazio, sì che ne nasca un appagamento.

P. Klee, Sintesi di rappresentazione plastico-spaziale e di movimento, in Teoria della forma e della figurazione, cit., p. 151.

L’imperativo categorico di dare forma all’assoluto ha portato Klee ad esiti che non aveva previsto. Uno di questi esiti è di scoprire all’interno della propria sfera spirituale una nuova identità, che porta con sé un destino diverso da quello al quale pareva inchiodarlo il breve soggiorno terrestre.

Il tutto (il cosmo) è di natura dinamica; problemi statici si presentano solo in certe zone dell'universo, nei “sistemi”, sulla crosta dei singoli corpi celesti. (…) Dunque “noi”: episodio nell'ambito del tutto, soggetto a dispotica, rigorosa coazione. Il filo a piombo ci obbliga con la forza di un comandamento che si risolve nelle opposte direzioni dell'uovo e della morte: l'imperativo statico nella nostra esistenza terrena.

da Storia naturale infinita, Teoria della forma e della figurazione p. 5

Oltre all’imperativo statico, al di là di qualsiasi comandamento, esiste dell’altro. L’assoluto ci attende al di fuori dell’ambito statico. Non è possibile fare quel che avrei più caro, mettere in chiaro d'un tratto solo un tutto. L’assoluto non è rappresentabile con una sola parola ordinatrice, e per restituirne la forma non è sufficiente assoggettarsi ai metodi analitici all’interno di un unico quadro. È necessario farsi tutt’uno con esso, riconoscersi in una moltitudine di piccole creazioni, coerenti ed ordinate. “Tradurre” sé stesso in un’unica, pittografica, elementare emissione di senso: AAA. È in questa formulazione poetica che si verifica l’equivalenza tra la nuova identità astratta, inafferrabile, senza volto, di Klee come artista e l’insieme composito che fuoriesce da lui. Ecco perché l’opera “autentica” del cantante è l’emissione del nuovo sé, che nella più tipica ironia kleeiana coincide con ciò che prima della rinascita era atteso in un vaso da notte. Nella sua formula ironia e rappresentazione dell’assoluto sono strettamente congiunte, come nel sorriso di chi ha raggiunto la consapevolezza del valore assoluto del nulla al di là di tutte le apparenze e gli attaccamenti.


In Cantante al piano,già presentato in questo blog – sempre del 1919, il soggetto di AAA = cantante diventa occasione per un foglio a colori. La compresenza dimensionale tra componente visibile ed invisibile dell’essere quale artista astratto è nuovamente affrontata ed approfondita. Dopo avere esaminato AAA=cantante può essere ora riconosciuta e compresa appieno.

Cantante al piano 1919, 211 disegno riportato e acquerello su carta montata su cartoncino - Smith College Museum of Art, Northampton ©Smith College Museum of Art, Northampton, Photo David Stansbury, Springfield

Cantante al piano 1919, 211 disegno riportato e acquerello su carta montata su cartoncino
Smith College Museum of Art, Northampton ©Smith College Museum of Art, Northampton, Photo David Stansbury, Springfield

Dai glutei del/la cantante ermafrodita è proiettata attraverso una emissione luminosa colorata una sagoma antropomorfa, sovrapponibile a quella che abbiamo appena riconosciuto nel ribaltamento di AAA = cantante, ricomponendo in genere neutro i colori rosa e azzurro. C’è un alta sembianza, nascosta agli occhi dei più, che osserva l’esibizione del/la cantante dal lato destro del foglio. È una figura silente ed enigmatica, abitante le regioni profonde dell’Io, che, oltre che in queste due versioni del pianista cantante, ritroveremo alla base di altre composizioni di quegli anni, come Foglio ricordo di un concepimento, 1918 75, che presto aggiungeremo al blog.

Foglio ricordo di un concepimento, 1918 75, (Erinnerungsblatt an eine Empfängnis) acquerello, guazzo e inchiostro su carta vergata montata su cartoncino, Norton Simon Museum, The Blue Four Galka Scheyer Collection © Norton Simon Museum

Foglio ricordo di un concepimento, 1918 75, (Erinnerungsblatt an eine Empfängnis) acquerello, guazzo e inchiostro su carta vergata montata su cartoncino
Norton Simon Museum, The Blue Four Galka Scheyer Collection © Norton Simon Museum

L’equivalenza osservata in AAA = cantante si ripete nella composizione di Cantante al piano: anche qui l’emissione elementare di senso, in quest’ultimo caso una singola nota SOL, ha come contropartita metalogica la generazione di un alter ego completamente astratto, contrassegnato da una notazione musicale analoga a quelle che nella testa del Cantante ermafrodito danno vita all’idea della composizione.

Non sono finite le revisioni che lungo il percorso dei suoi 10.000 quadri Klee farà della figura dell’artista astratto come pianista. Presto vi proporrò un’immagine finale, tratta dagli ultimi anni del maestro, dal quarantesimo ed ultimo periodo della divisione operata da Will Grohmann, periodo denominato Requiem anche per le ascendenze mozartiane che ne pervadono i giorni. Un altro pianista, nel momento di sollevare per sempre le mani dalla tastiera della creazione, arricchirà la visione di Klee.

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