Ricordo di ciò che hai sofferto

Ricordo di ciò che hai sofferto, 1931 R 16, olio e acquerello su tela applicata su cartone e tempera, collezione privata ©Peter Schälchli Zürich

Ricordo di ciò che hai sofferto, 1931 R 16, olio e acquerello su tela applicata su cartone e tempera, collezione privata ©Peter Schälchli Zürich

Già osservando il Pianista in miseria evolvere nell’ermafrodita Cantante al piano abbiamo incontrato le distinzioni di genere tra le componenti che vengono messe in gioco nell’animo del pittore astratto nell’atto del creare. Procedendo nella discesa verso il profondo dell’Io, tra le rovine della propria componente più squisitamente legata all’uomo come “specie” Klee avverte e delinea in sé stesso i tratti della propria identità cristallina, non soggetta alla fisica terrestre e partecipe del tempo cosmico e dell’infinito, rivelata e messa in piena luce dal dono angelico della genesi della forma.

L’intero lavoro di Klee non può prescindere da un lungo e profondo sguardo nell’intimo. É da laggiù che procede la qualità della sua arte, ed è per questo che la sua opera si arricchisce continuamente di sempre nuovi paesaggi interiori. I personaggi che si muovono in questi scenari sono paragonabili ad un approfondimento della mappatura freudiana della psiche, un’autoanalisi per immagini operata dal maestro sui componenti della propria personalità. Presto vi proporrò le istantanee con le quali il maestro ha registrato il proprio morire e rinascere, per ora bastino le righe con le quali nei Diari egli annota la simbiosi tra arte astratta ed Io/cristallo.

Si abbandona questa zona e in compenso si va in una di là, dove ogni anelito può essere soddisfatto.
Astrazione.
Il freddo romanticismo di questo stile senza pathos è inaudito.
Quanto più è spaventoso questo mondo, come oggi, tanto più astratta è l’arte, mentre un mondo felice produce un'arte dell’al di qua. Oggi è il passaggio dall’ieri. Nel grande serbatoio delle forme giacciono macerie a cui in parte teniamo ancora. Esse offrono la materia all’astrazione.
Un campo di falsi valori per farne cristalli impuri.
Così stanno oggi le cose.
Ma poi: una volta la drusa ha sanguinato. Credevo di morire, tutt’intorno guerra e morte. Ma posso morire, io, un cristallo?

Diari, n. 951

Erinnerung am Erlittenes è il titolo dell’olio che oggi voglio proporvi. Non è facile tradurlo, io azzardo Ricordo di ciò che hai sofferto, aiutato dalla gentilissima Anne Mussotter che ho slealmente coinvolto in un impossibile compito del traduttore. Nel quadro Klee accosta due gruppi di linee, che si sovrappongono e si intrecciano con andamenti che differiscono in modo evidente.

Accingendosi ad una nuova opera dapprima Klee insegue con la linea il tracciato dei moti d’animo, in una formula di meditazione da lui stesso messa in chiaro nello schema delle Vie alla percezione. Ecco venire alla luce l’opera come essenza, applicazione dell’energia, sperma. E sino qui la tela raccoglie l’impulso del paesaggio interiore, organizzato in ritmo dal pittore che si fa puro strumento.
Il luogo mentale dove questo procedimento avviene è la magica cucina dell’anima che Klee ha attrezzato. È al cospetto dell’infinito, e qui il poeta/alchimista dà vita alla forma, rendendo così di fatto l’opera d’arte uno strumento di mediazione tra chi si trovi di fronte ad essa e l’assoluto. Ci troviamo in una intima luminescente fucina oltre l’incandescenza dove si compie il rapporto tra le forme fondamentali, il territorio spurio, dove le forme divengono e le cose succedono, nello stato cuscinetto istituito tra il reame della superfice e l’impero della linea, nel Campo della zona mediana. È il mondo dove le forme sono portate alla visibilità, nel quale l’artista evoca i principi genetici fondanti la propria teoria a dare vita a corpi e spazio.

In Ricordo di ciò che hai sofferto questo procedimento porta a rendere visibili – espressione che più di ogni altra identifica l’arte di Klee – due nuclei distinti, uno dei quali prende quasi tutto l’ambito della tela, descritto da due linee, poi completate nel volto da altre due superfici, che si sovrappongono tornando spesso su loro stesse.

A parte registra un altro organismo, sul lato sinistro, disteso sul piano, fatto di una sola linea.
Poi viene il colore, deposto ad accentuare alternativamente interno od esterno, a generare una nuova tridimensionalità. La forma prende corpo. È la fase della creazione di forma in senso materiale, essenzialmente femminile. Compenetrazioni, incastonamenti… È il gioco del trattamento figurativo del tema, in quello che Klee chiama il trattamento corporeo–spaziale.

Compenetrazione corporeo–spaziale
a) in connessione logico–costruttiva,
b) con libera scelta delle parti.
Dal punto di vista metalogico, talvolta psicologico, c’è spazio per parecchie conseguenze d’ordine spirituale.

Linea, superficie e orientamento nello spazio

lezione Bauhaus del 28 novembre 1921

A partire da questi due gruppi di linee nasce una narrazione. A Klee bastano pochi elementi aggiunti per permetterci di riconoscere ciò che egli stesso ha appena riconosciuto. Subito un paio di arti inferiori a ciascun individuo. E già la differenza è evidente: robuste gambe al personaggio di destra e un ironico paio di piedini, annotazione quasi astratta, organi di valore più semantico che fisiologico per la rarefatta figura sulla sinistra, alla quale pare evidente non servano veri piedi.
La grande figura dai toni rossicci è prostrata, piegata verso sinistra. In una delle superfici che la linea ritaglia con una duplice sovrapposizione, superficie nelle superfici, la vedete verso destra, sono racchiusi una ventina di colpi di pennello, battiti, notazione temporale che allude presumibilmente ad un tempo definito, contato e limitato. Una notazione analoga, ma dal significato opposto, la troviamo, ad esempio, nell’opera postuma Senza titolo già a voi proposta su klee.live.

La figura di sinistra è puramente astratta. In cima ha un punto, segno che annotato dentro una superficie rappresenta l’esistenza di un centro interiore, un contenuto intimo, elemento originario riposante in sé. È dal punto, inteso come punto cosmico e cioè il luogo dal quale la genesi procede tramite la separazione degli opposti, che prende i passi qualsiasi procedimento di figurazione che Klee descriva nelle sue annotazioni.

Sette particolari quali esempi di rappresentazioni della componente cristallina del sé in opere di Paul Klee, elaborazione dell’autore.

Sette particolari quali esempi di rappresentazioni della componente cristallina del sé in opere di Paul Klee, elaborazione dell’autore.


La rappresentazione di sé stesso in forma cristallina è elemento ricorrente nelle illustrazioni di idee opera di Klee. In Ricordo di ciò che hai sofferto è interessante notare che esiste un completarsi, un darsi senso reciproco senza contatto tra i due personaggi in scena. Parte del volto del gigante sulla destra è definito da una propaggine della figura astratta a sinistra. Le due figure condividono quindi il viso, la fisionomia: sono due parti della stessa persona.
Nella superficie che i due condividono è situata la bocca del personaggio sofferente, un piccolo tratto rosso. È la parte nodale del quadro. Credo debba intendersi con questo segno, “caldo” rispetto al resto del quadro poiché rosso acceso, il segno stesso dell’opera mentre viene facendosi. È nel precisarsi del processo poetico infatti che Klee si è trovato a dover operare in sé stesso la separazione tra la componente orribilmente martellante dotata di cuore e la parte di sé che si è estraniata dal tempo terrestre per accostarsi alla dinamica stessa del cosmo, in uno spazio e in un tempo non determinati: prima o poi giacerò nel nulla accanto a un angelo qualunque...
La pittura astratta é espressione della vita psichica di chi la pratica, tanto che l’evoluzione del rapporto dell’artista con la sua tecnica porta alla definizione del suo particolare destino spirituale. In fondo, l’intero svolgimento degli stessi Diari di Klee tratta di questo: la simmetria esistente tra formazione pittorica e crescita interiore.

Ecco che il significato profondo del quadro affiora. Una parte sola dell’animo del maestro rimane esposta alla sofferenza, al passare di un tempo che finirà, ai sentimenti, ed a fianco ad essa ne è sorta una inaudita, senza pathos, che non può morire: un cristallo, come descritto nel frammento 951 riportato più sopra. Due componenti ancora unite per un unico scopo: il compimento della propria esistenza in forma di opera d’arte.
Unite dove? Nel ricordo, erinnerung. Il ricordo di qualcosa che appare già come compiuto, passato. Messo in prospettiva da chi osserva il mondo dalla soglia dell’infinito.


Già da molto tempo ho in me questa guerra. Perciò essa non tocca il mio intimo.
Per aprirmi un varco fra le mie macerie, era necessario volare. E volato ho infatti. In quel mondo in rovina vivo ancora soltanto nel ricordo, siccome capita di pensare al passato.
Perciò sono «astratto nei ricordi».

Diari, n. 952

Macerie a cui in parte teniamo ancora di un mondo in rovina nel quale Klee vive ancora soltanto nel ricordo.
Il procedimento poetico astratto crea una distanza siderale tra Klee e l’umanità inconsapevole, soggetta al proprio destino. Ma anche nei confronti di una parte di sé stesso non può che provare lo stesso sentimento di lontananza, contemplandosi, ricordandosi di quando, un tempo, la sua vita era fatta più di sangue che di infinito.
Sempre Klee rimarrà malinconicamente sensibile di fronte alle più elementari espressioni di ciò che è umano. Come già precisato da Alessandro Fonti «Il pathos eroico muta in ironica pietas per l'esistenza».


Erinnerung am Erlittenes, Ricordo di ciò che hai sofferto, forse. O meglio Ricordo di sofferenza... Forse a questo punto tradurre il titolo non è più tanto importante.

Blocco Embed
Aggiungi un URL o codice di incorporamento. Maggiori informazioni
Indietro
Indietro

Morte violenta

Avanti
Avanti

La mia camera