Con il quadrato verde

Con il quadrato verde, 1919 69, acquerello montato su cartone

Con il quadrato verde, 1919 69, acquerello montato su cartone

In un film che mi è caro, L’ultimo samurai, un guerriero giapponese conversando con il rozzo capitano delle giubbe blu americane contempla i fiori di un ciliegio. “Non mi è mai riuscito di trovarne uno perfetto”, dice. E continua “una vita passata a cercare il fiore perfetto sarebbe certamente ben spesa”. Più avanti, nell’ultima impari battaglia lo sguardo del samurai già morente cade su di una cascata di fiori di ciliegio. I suoi occhi si accendono per l’ultima volta e pronuncia queste parole: “sono… tutti perfetti!”


(…) L’iniziale disorientamento di fronte alla natura si spiega con ciò, che si comincia con lo scorgerne soltanto le ultime ramificazioni, senza risalire alla radice. Una volta però che uno se ne sia reso conto, può riconoscere anche nella più lontana fogliolina la manifestazione dell’unica legge che regola il tutto e trarne vantaggio. 
Diari, 1898-1918 n. 536

La perfezione ci circonda, ma non la riconosciamo facilmente. Ci aspettiamo che abbia il volto della simmetria o l’aspetto adamantino di un edificio a pianta centrale. Ma la perfezione alla quale l’essere umano è dato di partecipare ha tutt’altra forma.

Sin da quando ha 19 anni Paul Klee è ossessionato dalla creazione artistica. Il suo modello è la creazione pura, un’opera che porti in sé l’assoluto, che compensi il turbamento delle emozioni dandogli equilibrio e sia espressione dell’eternità della legge per il tutto in ogni singolo frammento.

Da allora, quanto ho di più intimo è un sacrario chiuso. Non alludo soltanto all'amore, perché ho un bel parlare in proposito, ma a tutti i fronti di battaglia intorno a me, su cui gli assalti del destino potrebbero in qualche modo aver successo.
Resta da vedere se questa tattica può portare a un certo impoverimento.
Non l’ho scelta liberamente, si è anzi sviluppata da sola in me, assai per tempo.
Forse vi ha la sua parte l’impulso di produzione artistica quale imperativo supremo. Forse tutto questo non è nemmeno da giustificare razionalmente ma è la manifestazione di una istintiva filosofia della vita che mi aiuta a superare gli ostacoli di questo mondo, dovesse pur condurmi a un completo isolamento.
Diari, 1898-1918 n. 605

Questo “imperativo supremo” non lo abbandonerà mai, prima cercando per una ventina d’anni una soluzione creativa e poi, con maggiore naturalezza, tenendo fede nella formulazione che aveva ottenuto.

Klee non si limita a cercare fiori perfetti, la sua ambizione è di crearne sempre di nuovi. Possiamo considerare perfetta una singola opera di Klee? Con il quadrato verde, ad esempio, il foglio a colori del quale vorrei parlarvi oggi?

933. Chi sapesse comporre un chorus misticus, cantato da centinaia di voci bianche, non avrebbe bisogno di faticare per raggiungere la meta. In fondo, vi conducono le molte opere semplicette. 
Diari, 1898-1918 n. 933

Un assunto di base nega la possibilità di creare la perfezione: la forma stessa dell’assoluto non è rappresentabile. Tramite l’applicazione di tecnica e disciplina è però possibile, per l’iniziato, dare vita all’opera a partire da uno spazio senza forma, dove la più eterea parte di sé stesso è partecipe dell’assoluto. Ogni opera semplicetta, come lui le chiama, resta per sempre il luogo della registrazione di un contatto con esso, del suo manifestarsi, anche se non ci è dato di saper comporre il chorus misticus che corrisponderebbe al principio che la sottende.


Il singolo quadro è generato quale accezione unica del tutto, frammentaria incarnazione momentanea dell’assoluto, cristallizzazione del moto infinito del divenire, risultato di una formula che ne tramuta la pura energia semantica in forma finita. È un’apparizione che non può fare a meno di un elemento o una disposizione specifica, e per questo consapevolmente parziale nei suoi limiti fisici.
L’opera nasce nel felice momento in cui l’essere ed il suo apparato di contenuti insopprimibili si dispongono in un allineamento virtuoso che procede da quella silenziosa terra senza dimensioni dove Klee percepisce sé stesso come dissolto nel tutto, più vicino al cuore della creazione. Ha affrontato spesso il tema della raffigurazione del proprio spazio creativo interiore, stanza che è la sua cucina dell’anima, e tutte quelle raffigurazioni sono dominate da questa fredda e luminescente superficie di contatto con l’infinito.

In Prospettiva-Fantasma, ad esempio, un quadrato color verde acqua, freddo ma vibrante, occupa l’intera parete di fondo di questa casa di vetro.

Prospettiva–Fantasma, 1920 174, disegno riportato e acquerello su carta montata su cartoncino, The Metropolitan Museum of Art, New York

Prospettiva–Fantasma, 1920 174, disegno riportato e acquerello su carta montata su cartoncino
The Metropolitan Museum of Art, New York

L’eterea e ben strutturata dimensione poetica nella quale l’artista si ritira per creare ha come obiettivo la definizione di questo intangibile punto di contatto. Pareti, soffitto e pavimento ritagliano quello spazio indicibile. È un portale aperto sull’infinito, la grandezza ignota intorno alla quale il suo progetto poetico non può che continuare ad indagare creando, rendendo visibile il confine invalicabile oltre il quale la luce dell’intelletto miseramente si spegne.

Prospettiva–Fantasma quindi non manca di testimoniare il rapporto che il quadro riesce a stabilire tra l’al di qua, il contesto terreno che coincide con il nostro spazio mentre osserviamo l’opera, e l’assoluto, lo spazio senza forma fatto di pura energia con il quale il pittore è in contatto mentre crea, che resta sul fondo della composizione, individuato e ritagliato dall’architettura del dipinto.

In Con il quadrato verde, che Klee registra nel proprio Oevrekatalog giusto un anno prima, è leggibile la stessa stratificazione creativa: l’artista che è parte dell’assoluto mette in relazione questo con l’osservatore, attraverso la composizione dell’opera.
È una composizione dai limiti spiccatamente umani: è orientata da una linea orizzontale, che vedete in basso, e da una verticale che si poggia su di essa, il filo a piombo dal quale mai può separarsi l’esistenza terrena. Tutto il lavoro di Klee si confronta costantemente con i limiti fisici e percettivi che l’esistenza di essere umano comporta. È nel confronto con tali limiti che la formula capace di imbrigliare una parte di assoluto in una figurazione possibile è stata definita, generando appunto una forma di perfezione con la quale non abbiamo dimestichezza, più simile alla cristallizzazione di un moto infinito che ad un disegno simmetrico.
E sempre in questi limiti prende vita una creazione pura, di rapporti grafici e di colore, osservante il rituale tecnico ed esistenziale messo a punto nei lunghi anni di ricerca chiusi nel 1918.
Tutto si svolge al cospetto del Quadrato verde, un quadrato di un colore che resta di una temperatura estranea al resto della composizione. Quell’elemento ha natura diversa dal resto della composizione, ne è l’origine ma ne resta ugualmente distante, presente e irraggiungibile. Ma descrivibile, nei suoi confini invalicabili, proprio grazie al processo che quella composizione mette in opera.

In questo senso Con il quadrato verde è un quadro perfetto: così come tutti i fiori di ciliegio non hanno altra origine, funzione e destino che appartenere in ogni elemento della loro essenza all’unica legge che regola il tutto – e quindi in questa accezione perfetti – anche ogni quadro di Klee è occasione della manifestazione malinconicamente accidentale della forma che l’assoluto prende, per un solo, breve, felice momento creativo nel profondo di sé stesso, nella casa di vetro da lui concepita con vista sull’infinito.

La raffigurazione dell’assoluto, il gesamtkunstwerk, l’opera d’arte totale, sarebbe concepibile nel momento in cui fossimo capaci di contemplare l’opera di Klee nel suo complesso, dove le diecimila opere semplicette si tengono insieme grazie alla miriade di nessi formali, espressione, uno dopo l’altro, della fede del pittore nella propria formula poetica.
Quell’opera è stata, credo, almeno sognata. Il senso di queste pagine consiste, in fondo, in null’altro che descrivere, tratto dopo tratto, ciò che la tiene insieme.

Indietro
Indietro

Struttura di nuova costruzione

Avanti
Avanti

Fisiognomico-Paesaggistico